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"NONO DIALOGO DI CARAVAGGIO" DIALOGA CON ANDREA MANTEGNA A PALAZZO BRERA DI MILANO

LA MOSTRA
La nostra visita è focalizzata all'interno della Pinacoteca di Brera per scoprire la storia di questa importante istituzione e delle sale che la ospita a seconda delle scelte di allestimento delle diverse direzioni. Uno sguardo particolare all'attività del laboratorio interno di restauro, fondamentale per conservare, valorizzare e conoscere il lavoro dei grandi artisti del passato. Occasione unica è poi soprattutto il nono dialogo, il confronto che pone per la prima volta a fianco due capolavori di Caravaggio strettamente legati alle sue vicende biografiche della fuga da Roma: La Cena in Emmaus di Brera e il Davide con la testa di Golia della Galleria Borghese. Una mostra che ancora una volta evidenzia la volontà di valorizzare la collezione permanente del museo, completamente rinnovato nella sua veste espositiva e che invita il visitatore a continui dialoghi e confronti suggestivi. Anche il grande capolavoro, il Cristo Morto di Andrea Mantegna dialoga in modo suggestivo con l'opera di Caravaggio della Borghese, un modo diverso di esprimere una vicenda dolorosa personale, in una dimensione eterna ed universale o dentro lo scorrere del tempo, ma sempre capace di coinvolgerci. Si confronterà con il Polittico di San Luca di Brera per evidenziare le differenze pittoriche temporali. Due capolavori di Caravaggio a confronto con due capolavori di Andrea Mantegna.

IL MAGICO CONTENITORE DI PALAZZO BRERA
Spesso, quando le origini sono lontane, lo scenario è fisso, cambiano gli atti, i tempi i personaggi.
Siamo nel basso medioevo, dopo il Mille, in un periodo di spinte ereticali e agitazioni sociali quando Milano vede, contrapposti, l'esercito di Federico I, il Barbarossa e le milizie del Comune di Milano. Fuori Porta Comasina, vicino alle vecchie mura di epoca romana che circondano Milano, vi è una campagna chiamata “ Braida Guercii ” dal nome del suo vecchio proprietario, un tal Adalgiso detto il Guercio. L'etimologia del nome “ braida ”, brera, sembrerebbe avere origini germaniche e significa appunto “ prato ” o, secondo altre interpretazioni, “ terreno incolto,ortaglia “.
Ad esso si affiancano, nel 1173, le chiese di Santa Caterina e Santa Maria, tutta la contrada e le numerose case occupate dagli Umiliati che su di esso sorgono.
Il 1201 vede riconosciuto l' Ordine degli Umiliati, impegnato nelle pratiche religiose e soprattutto nel lavoro dei panni di lana che dalla Lombardia si diffonderanno in tutto l'Occidente.Da quel momento nasce il perno di questo complesso : la Casa Madre, affiancata dalla chiesa di Santa Maria. Stutture oggi scomparse, delle quali restano frammenti decorativi al Castello Sforzesco e in un' aula dell' Accademia di Brera. Oggi, visibile di quella fase, risulta solo l'Orto Botanico e il giardino privato di piazzetta Brera.
Nel 1571 papa Pio V, su istanza di Carlo Borromeo, abolisce l'Ordine e il complesso viene affidato ai Gesuiti con l'impegno di creare scuole e un collegio. Probabilmente iniziano proprio in questo periodo le lezioni dei Gesuiti ai milanesi di buona famiglia, con testi rarissimi, predestinati alla nascita della biblioteca braidense e alla stratificazione che vedremo. Il progetto vede i primi risultati documentati nel 1627, a firma dell'architetto, milanese di nascita, romano di formazione, F. M. Richini, capomastro del Duomo e dominante in quegli anni a Milano. Solo nel 1651 vengono approvati, pochi anni prima della sua morte ; eseguiti da altri, imprimono ugualmente all'edificio la forma solida e austera del tardo Barocco lombardo. Nel 1764/65 l'edificio introduce, per iniziativa del matematico astronomo Ruggero Boscovich, una novità, la Specola da cui ha origine l'Osservatorio Astronomico.
Dopo lo sciogliemento della compagnia del Gesù, il collegio diventa proprietà dello Stato e nel 1774 Maria Teresa d'Austria incarica, l'architetto di corte imperiale e regio Giuseppe Piermarini, allievo del Vanvitelli, di proseguire i lavori. Il famoso architetto realizza notevoli cambiamenti e imposta l'ingresso principale in via Brera, con la creazione del monumentale portale neoclassico ad arco con colonne. In quegli anni nascono: l'Accademia di Belle Arti, l'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere (Società patriottica) con un anticipato studio di ricerca agraria e manifatturiera. Nel 1796, all'arrivo dei francesi con Napoleone, l'edificio, vede altri cambiamenti che fanno emergere l'Accademia delle Belle Arti, diretta da un energico commissario, il pittore Andrea Appiani. Durante la demolizione di chiese e conventi fa affluire un'enorme quantità di quadri all'Accademia: nasce così la Pinacoteca, operazione che richiede un forte intervento architettonico di ampliamento orizzontale, interno ai corpi dell'edificio. Nel 1859, dopo l'entrata a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, nel cortile d'onore, vediamo la collocazione su piedestallo, di Napoleone I in veste di Marte pacificatore, statua fusa da un bronzo su modello di Antonio Canova, anni prima.
Laura Naj | 28 Lug 2022
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